In là, più in là della periferia vediamo gente in fila
A gettar via la propria sfiga giù dal cavalcavia
E tentiamo di fermare il tram che ci viaggia in testa
Questo tredici bis che non s'arresta mai
Non prende passeggeri, gira in tondo e basta a rimestare pensieri
Come quando seguiamo nel cielo con il dito una scia
Sperando alla fine di trovarci Dio
Non ci salta in mente che, più prosaicamente
Quella trajettoria ci porta all'aeroporto di Rio
Dove atterrano come deportati
Piccoli-medi imprenditori condannati all'infarto da amplesso
Che poi Dio lo trovano lo stesso
E udiamo il sinistro fragore di centomila canzoni d'amore
Muovere inesorabili come carri armati su di noi
Di fronte a ovvietà fulminanti
Come il fumo è letale dimentichiamo verità più evidenti
Le fucilate fanno molto ma molto più male
Si sta come dopo l'autunno le foglie
E bagliori e boati lontani
Troppo indistinti per lasciarci capire se sia la tempesta
O il consueto tranquillo operare dei cannoni
E udiamo il sinistro fragore di centomila canzoni d'amore
Muovere inesorabili come carri armati su di noi
Udiamo il sinistro clamore di centomila lolite in amore
Muovere inarrestabili come truppe da sbarco dall'est
Scorgiamo il distinto bagliore di centomila autodafé